Odore di ferro, sapore minerale, una ferita rosso sangue e giallo ocra che si allunga e affonda in un mare turchese e, lentamente, rinasce, si rimargina laddove la natura è più forte dell’attività umana che l’ha consumata nel corso di 3 millenni
Da sapere
Il museo si trova nel settecentesco Palazzo del Burò, storica sede della direzione delle miniere che ora accoglie anche gli uffici del Parco Minerario.
La sala principale presenta una preziosa raccolta di minerali elbani, mentre nelle altre sale sono stati ricostruiti diversi ambienti della miniera, attiva fino agli anni Ottanta. Strumenti originali e ambientazioni realistiche permettono una sensazione immersiva nella vecchia miniera.
Luogo strategico per la grande quantità di ematite e limonite subito individuato dall’imperatore appena sbarcato sull’isola come asse strategico-militare.
La spiaggia prende il nome dall’isolotto che si trova a pochi metri dalla riva, a sua volta intitolato alla sorella di Napoleone Bonaparte che, secondo una leggenda (probabilmente creata da un imprenditore turistico negli anni ’60) amava prendere il sole su questi scogli.
Designata come residenza estiva, Napoleone acquistò la proprietà dalla famiglia Manganaro nel 1814, con l’intento di trasformarla in dimora confortevole e raffinata, che non avesse nulla da invidiare alle residenze parigine.
Fu fatto costruire in segno di gratitudine nel 1606da José Pons y León dei duchi di Arcos, governatore spagnolo di Napoli e primo governatore della piazza di Longone (facente parte dello stato dei presidi). Nel settembre del 1814 Napoleone, accompagnato da Pons e da Bertrand volle visitare il santuario.
Se oggi l’economia elbana è basata sul turismo, rimane il fatto che gli abitanti di San Piero e della costa occidentale (Pomonte) hanno vissuto e continuano a vivere anche grazie al loro granito e marmo